Sacchetti biodegradabili: la parola al consumatore

Legge del 2018 per l’uso obbligatorio di sacchetti biodegradabili per ortofrutta.

Nel gennaio 2018 ha fatto scalpore una legge italiana che sostituisce i sacchetti leggeri utilizzati per ortofrutta, carne, pesce e panetteria con shopper biodegradabili e compostabili.

Oltre a questa novità tali sacchetti devono essere obbligatoriamente pagati dal cliente con una tariffa che varia tra 1 e 5 centesimi nelle catene della grande distribuzione, fino a 10 centesimi nei piccoli esercizi commerciali. 

Solo pochi mesi dopo, una nuova sentenza del Consiglio di Stato ha deliberato una modifica alla legge introdotta nel gennaio 2018, dichiarando che i sacchetti di plastica per frutta e verdura si possono portare da casa purché monouso, nuovi, adatti per gli alimenti e compostabili.

Tale modifica è nata per venire incontro alle esigenze dei consumatori che lamentano l’extracosto per l’utilizzo dei sacchetti e che in molti casi pagano alla cassa automaticamente anche se non ne ha usufruito.

Risultati della Ricerca Istituto Nielsen nel Marzo 2019

Questo è quanto emerge da una ricerca condotta dall’istituto Nielsen nel Marzo 2019 per capire se la normativa che impone l’obbligo di utilizzare i sacchetti biodegradabili per l’acquisto di prodotti sfusi, ha inciso sui comportamenti dei consumatori.

Dallo studio è emerso che il 97% degli italiani conosce sia la normativa (il decreto del 3 agosto 2017 n. 123, nel quale all’articolo 9-bis è stato aggiunto il recepimento della direttiva 2015/0720/Ue), sia la modalità ovvero pagarne il costo alla cassa. 

Purtroppo però l’indagine rivela che la normativa, volta a ridurre l’utilizzo di plastica, è stata interpretata in due modi opposti dai cosiddetti ‘alto-acquirenti’ e ‘basso-acquirenti’ di ortofrutta.

Per i primi, ovvero per chi acquista quantità sopra la media di prodotti nel comparto, la normativa incentiva comportamenti maggiormente rispettosi nei confronti dell’ambiente. Per i secondi, invece, l’introduzione dei sacchetti biodegradabili ha causato un aumento dei prezzi di frutta e verdura (7% in più rispetto alla media). Quest’ultima categoria, dunque, preferisce i prodotti confezionati piuttosto che quelli sfusi perché più comodi e pratici.

I dati più interessanti della ricerca sono però altri due.

Il primo è che nessuno dei due gruppi di acquirenti dichiara di aver cambiato le proprie abitudini di acquisto a seguito dell’introduzione dei sacchetti biodegradabili.

Il secondo, invece, riguarda i player del settore. Il 69% degli intervistati chiede sacchetti bio più resistenti in modo da percorrere tragitti medi-lunghi con la spesa in mano senza il timore che la spesa si rompa. Inoltre il 64% suggerisce una diversificazione dei formati delle buste così da riciclarle e usarle a casa per la raccolta dei rifiuti organici.

Se questo articolo ti è stato utile e vuoi consultare tutti gli articoli in materia di normativa degli imballi ti invitiamo a dare uno sguardo alla pagina News di settore.

Related posts

L’imballaggio sostenibile: la strada verso la transizione ecologica aziendale

Costumi di Halloween: “fai da te” con il riciclo creativo

I Dispositivi di Protezione Individuale per lavorare in sicurezza